Quasi niente sbagliato by Greta Pavan

autore:Greta Pavan [Pavan, Greta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788833942124
Google: QufXzwEACAAJ
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-05-15T19:19:48+00:00

Giusto prima dell’intervallo, dopo avere spiegato alla classe con quanta disciplina si aspettava che i compiti venissero svolti durante le vacanze di Natale, la professoressa Giovelli saltò giù dallo spigolo della cattedra, unì le gambe e chiuse gli occhi. Gonfiò il petto, cercò una specie di equilibrio sotto le piante dei piedi e dalla gola chiusa urlò il verso di un uccello tropicale. Tese le braccia lungo i fianchi e le alzò piano, disegnò una ruota nell’aria e inspirò forte dal naso, annunciando a ventitré ragazzi, ai loro banchi e alle loro sedie che allo scoccare del minuto sarebbero stati respirati via dall’aula e avrebbero contribuito per sempre alla forma di quell’albero carnoso che stava crescendo dal pavimento.

Da due anni, di lei mi nutrivo. Del suo nome, Raffaella, che la annunciava perfettamente, allampanata come quella l doppia, imponente come le f del suo nome e le giraffe con cui le condivideva, sprezzante come un nome di quattro sillabe su una donna con il suo stipendio; della sua altissima forma a pera, che sul bacino si apriva come il mantello di una Madonna in un quadro rinascimentale; dei capelli grigi che coloravano il codino corto e delle guance nude di trucco e sode; degli occhi rimpiccioliti dietro le lenti tonde, che pure mi guardavano con lo slancio di una mano che volesse salvare un naufrago; di come mangiava la mela durante gli intervalli, mordendola nel cuore senza guardarla, schizzando saliva di qua e di là e asciugandosi gli angoli della bocca con il mignolo; dei tre quarti di sorriso che portava in fronte mentre ballava il tip tap con gli sguardi dei colleghi. Soprattutto, per anni mi ero nutrita della sua calligrafia: era fatta di n e di m e di a che erano un corsivo diverso da quello che avevo imparato fino ad allora; avevano contorni morbidissimi, eppure il movimento del polso da cui nascevano, che oscillava su e giù sulla lavagna e spingeva verso destra scuotendo la pelle sotto l’avambraccio, era fermo come una decisione presa da tempo e già fortificata dalle peggiori eventualità; così che a ogni n e ogni m e ogni a, la professoressa Giovelli pareva difendere degli imputati innocenti sul banco di un tribunale.

Quando chiuse gli occhi e i palmi delle sue mani si toccarono sopra la testa, mostrando alla classe la camicia chiazzata di sudore sotto le ascelle, Chiara Manin si coprì la bocca con la mano. Accanto a me, qualcuno rise senza suono mimando le convulsioni; molti risero apertamente, come se la professoressa fosse ormai tanto lontana da non poterli più sentire. Emanuele Tosatto si alzò in piedi, si voltò per farsi godere da ogni angolatura e si strinse il naso fingendo di difendersi da un puzzo soffocante, poi fece come per vomitare.

Ognuno prese sulla sedia la posizione che sentiva più adeguata per sostenere l’impatto dell’imbarazzo, nell’attesa che finisse quella danza muta. Ciò che prima era una professoressa, ora non lo era più; era solo un corpo o l’insieme delle sue parti, la

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